Archivio mensile:ottobre 2011

Metti un pomeriggio d’autunno.

Che sei in casa col raffreddore.
Che ti viene l’ispirazione per il tuo primo outfit.
Che senti in lontananza il tuo vicino che, come ogni domenica mattina-pomeriggio-sera, anzichè andare a farsi un giro con quella maledetta moto rimane in casa – o in garage, credo – ad accelerare a vuoto a intervalli costanti.
E poi, ad un certo punto, non lo senti più.
Apri Facebook e questo si è trasformato in un camposanto con epitaffi ovunque. Mi viene quasi da trasformarmi in un mostro a sei mani e due tastiere e giù di insulti e recriminazioni. Dai, siamo seri.
A me dispiace quando muore un qualsiasi individuo senziente, ma non ho visto altrettanta enfasi o altrettanto clamore quando la stessa fine è toccata ad un perfetto sconosciuto. Io del mondo del motociclismo conosco solo Valentino Rossi perché una mia amica ne è fan accanita. E il mio vicino che accelera a vuoto tutto il pomeriggio. Quando ho letto che questo ragazzo è morto, tra me e me ho pensato: ‘Mi spiace ma … Chiiii?’
Non é per polemizzare a vuoto, ma  a me le morti celebri stanno sui coglioni. Odio dover sapere di tutto e di più di una persona che prima ignoravo. Lo odio quando mi si costringe a farlo per osmosi, volente o nolente. Chi conosce i nomi delle vittime del terremoto in Turchia? Chi conosce per filo e per segno le frasi dette dalle vittime della strage in Norvegia? Chi ha almeno una vaga idea dei pensieri orribili che passano nella testa degli animali che ogni giorno vengono mandati al macello? E delle mucche alle quali vengono portati via i figli?
Chi vi ha dato la convinzione che esistano morti di serie A e di serie Z (non dico B, perché quelli almeno un po’ se li filano…) ?
Ci sono morti di cui nessuno si preoccupa e di cui nessuno parla e ci sono morti di cui finisci per parlare anche tu contro la tua volontà. Non sopporto questa disparità e non sopporto che questa venga decisa da chi ha la responsabilità e il potere di selezionare le informazioni.

Perciò sdrammatizzo col mio outfit, di cui sono particolarmente orgogliosa.
Lascerò che le immagini parlino per me, soprattutto la prima, con quell’impietoso segno di grasso straripante proprio ad altezza della righina numero 6, partendo dal basso. Notiamo anche la forma di ginocchio del pantalone, proprio ad altezza ginocchio. Inebriante, nevvero?

 

E poichè i dettagli, soprattutto in queste occasioni, non sono mai irrilevanti, ecco qua due dettagli da urlo.

Sono loro: le macchie di pomodoro ciliegino unito ad altri succhi vegetali.
Certe volte mi sento proprio una casalinga pin-up. Meno male che lavoro, altrimenti sarei sola come uno Yeti.

Jacket: Champions
Shirt: Terranova
Trousers: Tezenis
Socks: Upim
Shoes: De Fonseca 

 

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Burger Erbivori.

Siccome le foto fashion sono per lo più in verticale ed io, reduce da un’adolescenza tormentata dal connubio viewer di Windows 98+PentiumI, non sopporto le foto verticali, dovrò compensare i miei squilibri con foto orizzontali di cose commestibili.

Ieri pomeriggio, stremata da una giornata chiusa in casa a trascinarmi, starnutendo, dal divano alla sedia e dalla sedia al divano, ho raccolto le ultime forze per preparare qualcosa che adoro: i burger di soia.

Burger di soia.

Ingredienti.

(per 6 burger)

70 gr di soia disidratata in fiocchi
1 cipolla bianca (alta circa 7 cm, eh)
1 spicchietto d’aglio (ma piccolissimo)
1 mazzetto di prezzemolo
12 pomodori ciliegini senza la buccia che vi sono avanzati dal compleanno di Fidanzato
3 cucchiai di farina di ceci
9 fette biscottate sbriciolate finissime (se non vi siete ricordati di comprare il pan grattato)
1 cucchiaino di semi di finocchio
1/2 cucchiaino di sale
1 pizzico di noce moscata
1 pizzico di senape (in polvere, oppure anche 1 cucchiaino di salsa va bene)
1  e 1/2 cucchiaino di dado da brodo (io l’ho fatto in casa, per questo lo misuro in cucchiaini)

Procedimento.
Datevi una lista di buoni propositi (NON starnutire e NON sospirare sull’impasto, NON respirare col naso mentre riducete la cipolla in piccoli quadrotti, NON schizzarvi mentre frullate col frullatore a immersione, NON ridurre il piano di lavoro ad un campo di battaglia), indossate il vostro homestyle outfit preferito e partite.
In un pentolino preparate il brodo, portando ad ebollizione 3 bicchieri d’acqua e il dado. Quando comincia a bollire, spegnete la fiamma (anche soffiandoci sopra, ma è sempre meglio utilizzare l’apposita manopola) e immergeteci la soia disidratata per una decina di minuti (10 vanno più che bene).
Nel frattempo riducete la cipolla, l’aglio, il prezzemolo e i pomodori in piccoli pezzi e metteteli in un’insalatiera insieme ai semi di finocchio  (o in uno di quei contenitori alti che vengono usati per immergere il frullatore ad immersione).
Sfoderate a questo punto il frullatore ad immersione con una faccia pazzoide e immergetelo nell’insalatiera, provocando l’ira di tutti quelli che nel frattempo, attorno a voi, stavano al telefono con qualche parente, parlando del vostro raffreddore.
Dopo esservi schizzati di succo di pomodoro ciliegino e cipolla il vostro outfit preferito, riponete il frullatore e aggiungete al frullato la farina di ceci, un cucchiaio per volta, in modo da farla assorbire per bene.
A questo punto la soia sarà diventata bella cicciotta: scoliamola e strizziamola bene e aggiungiamola al composto.
Mescolare e aggiungere il sale e le altre spezie. Asciugare l’impasto con le fette biscottate sbriciolate, dividerlo in 6 porzioni e formare i burger (per) erbivori.
A questo punto possono essere impanati e poi fritti (2 minuti per lato in una padella con poco olio caldo) oppure arrostiti cuocendoli senza olio su una padella antiaderente caldissima (3-4 minuti per lato).
Io li ho fritti per far dispetto al mio fegato e accompagnati con patate rosse fritte e maionese di riso.
Le foto sono state scattate ai sopravvissuti, il giorno dopo. E’ vero, la pannocchia non ci stava a fare proprio nulla, ma è stata coinvolta anche lei.
A true story.

Per realizzare questa ricetta, gli unici buoni propositi rispettati sono stati quelli relativi allo spargimento di germi nel cibo.

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Fashion Blog(S).

Ho scoperto una nuova passione, ultimamente: seguire i fashion blog.
Non il fashion in generale, che non capisco e non commento, ma proprio questo tipo di blog curati da ragazze che si dilettano nel dare consigli di stile.
Ho scoperto anche che quelli che riesco a seguire meglio propongono uno stile vintage (Keiko Lynn) oppure sono curati da autrici che hanno uno stile molto accattivante, ed in questo caso mi riferisco allo stile letterario (Sarinski, La Connie).

Io nutro un profondo sentimento di invidia mista a rispetto ed ammirazione verso queste persone – ma esistono fashion bloggers maschi?
Ammiro, invidio e rispetto chiunque possa svegliarsi e, sistemandosi per uscire, decidere di quale colore sarà lo smalto, la sfumatura dell’ombretto, la borsa adatta per l’occasione d’uso*, il colore delle calze e via discorrendo.
Volevo approfittare di un sentimento basso come quello dell’invidia per sfogare la fashion blogger che è in me e presentare al mio nutrito pubblico qualche mio outfit degno di nota, secondo il mio modesto parere.
Ci sto ancora lavorando, perciò le foto a figura intera saranno pubblicate entro la prossima settimana.
Per il momento lascio qui qualche assaggio.

Shoes with cow: De Fonseca
Socks: Upim (once upon a time…)
Trousers: Tezenis

* Ringrazio Enzo e Carla per avermi insegnato codesto termine ma soprattutto il mio tempo libero che mi permette di sguazzare in siffatto trash per almeno una o due ore al giorno.

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Quando mi prende la voglia.

Di cominciare un nuovo blog.
Sì, perchè Facebook mi annoia a morte, ormai. Centinaia di amici che comunicano più per immagini che altro. Io ho voglia di note lunghe chilometri, di leggere post divertenti, di leggere cose nuove.

Quindi comincio un nuovo blog, ahimè, ahivoi.

A presto.