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BeanBurger ai cannellini. Forno Teglia

Ritornano le paranoie lessicali, ereditate dalla cara Dona.
No, non è per giocare a fare scaricabarile, ma certe finezze, se non le leggo o se non mi vengono fatte notare in qualche modo, io proprio non le colgo.
Questa volta, però, mi sembra più facile che per la bis-cotta, nevvero?
D’altronde credo che ‘ham’ significhi ‘carne’. E ‘burger’ significa ‘burger’.
‘Bean’, invece, oltre che una cosa da programmatrice nerd che risparmio alle pagine di questo blog, significa ‘fagiolo’. In senso generico. Come ‘carne’, in senso generico (sto leggendo ‘Eating Animals’, finalmente. O ‘Se niente importa’, come è stato tradotto. “Se niente importa, non c’è niente da salvare”, come disse la nonna).

Divagazioni a parte, la genesi è questa: c’era una volta una coppia di novelli conviventi che andava a fare la spesa praticamente ogni giorno, portando in casa più ingredienti di quelli che effettivamente servivano alla loro cucina e stipandoli nella stanza degli orrori, anche detta ‘stanza del casino’. Quasi due anni dopo, quando le incursioni al supermercato si furono drasticamente ridotte, lei ritrovò nello scaffale della stanza degli orrori un pacco di fagioli cannellini e, presa dal sacro fuoco della pasta e fagioli, decise di metterli a bagno. Tutti.

Morale. La pasta e fagioli ci è piaciuta molto. Chiaramente non ci sono serviti mezzo chilo di cannellini secchi per farla, perciò il rimanente è stato usato per i burger, i beanburger. E i beanburger avanzati, cotti, sono finiti direttamente nel congelatore.
Serviti con una salsa yogurt+mostarda e un’insalata verde+pera+semi di zucca+succo di limone+ olio, sono stati un pranzo veramente soddisfacente.



Ingredienti (per circa 15 beanburger).

400 g di cannellini secchi
1 pezzo di alga Kombu
4 carote di dimensione media
1 mazzetto di prezzemolo
1 cucchiaino di capperi sotto sale
2 cucchiaini di mostarda forte
2 spicchi d’aglio
1/2 porro
1 cucchiaio di mandorle tostate
2 cucchiaini di cumino
2 cucchiaini di semi di sesamo
2 cucchiaini di coriandolo
2 cucchiaini di semi di finocchio
pangrattato qb
sale qb
1/2 bicchiere d’olio EVO
farina di mais qb per la panatura

Procedimento.

Mettere a bagno i cannellini per 10 ore, cambiando l’acqua almeno due volte. Scolarli, metterli dentro una pentola capiente e coprirli abbondantemente con acqua. Aggiungere l’alga e lasciar cuocere per circa un’ora.
Scolare, eliminare l’alga e lasciare raffreddare i fagioli.
Macinare finemente tutte le spezie. Noi abbiamo usato il fido macina caffé elettrico.
In un frullatore inserire prima le carote (lavate e tagliate a pezzi), il porro, l’aglio, la senape, le spezie, il prezzemolo, le mandorle e i capperi, con metà dell’olio EVO. Frullare e, dopo aver ridotto tutti gli ingredienti in piccoli pezzi, aggiungere i fagioli, l’olio rimanente, la mostarda e continuare a frullare sino ad ottenere un composto omogeneo. Trasferire in una ciotola e salare secondo gusto. Aggiungere pangrattato quanto basta per rendere leggermente più compatto il composto, ma non asciutto. Per regolarmi io aggiungo il pangrattato poco per volta, impasto, lascio riposare un paio di minuti e poi controllo se c’è bisogno di altro pane. In questo modo dò al pane il tempo di assorbire l’umidità dell’impasto.

Versare un po’ di farina di mais in un piatto, prelevare un po’ d’impasto, compattarlo e appiattirlo per formare un disco non più spesso di un centimetro. Panare nella farina di mais e cuocere su una piastra, 10 minuti per lato.

Un appunto sulla piastra. Avremmo potuto cuocerli al forno, ma li abbiamo sparati dentro al forno teglia. Chi lo conosce?
E’ lui.

Questo ritrovato della scienza e della tecnica è stato scoperto da Suocera, che lo usa per cucinare delle buonissime pizze.
Si poggia sul fornello grande e all’interno del coperchio ha una resistenza che funge da grill e che va collegata alla presa di corrente.
Le pizze si cuociono una per volta e in appena 3 minuti.
Ricevono quella botta di calore che è simile alla cottura nel forno a legna in pizzeria. Vengono davvero buonissime.
Per cuocere due pizze, contando almeno cinque minuti perchè il forno teglia diventi ben caldo, bastano 11 minuti di consumo di gas e corrente elettrica (il consumo è di 1 kWatt/h).
Ci si possono inoltre grigliare le verdure, cuocere le patate in un tempo molto minore rispetto al forno e con risultati ottimi.
Fidanzato ci fa anche le caldarroste, ma non hanno nulla a che vedere con quelle originali.

Poi ci si possono cuocere i burger.
Io sono contentissima di questo acquisto. Era costato 90 euro, ordinato direttamente dal sito dell’Altema, ma in questi anni si è ampiamente ripagato. No, l’Altema non mi ha pagata per scrivere questa recensione, però lo considero un ottimo prodotto, anche se l’avrei preferito col coperchio rosso.

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Harry Potter and the Deathly Hallows. Part 2.


Questo pomeriggio siamo finalmente riusciti a vedere la seconda parte di Harry Potter e i Doni della Morte. L’abbiamo visto in lingua originale, quindi, in realtà, quello che abbiamo visionato è stato Harry Potter and the Deathly Hallows, Part 2. Ho anche capito perchè questo film non è uscito a Natale nei cinema. Come la saga letteraria, l’ultimo episodio è abbastanza cruento e tenebroso, non certo un film che a Natale ti riempie le sale cinematografiche di bambini. Ci sono moltissime scene violente: maltrattamenti su freaks, serpentoni che ammazzano sosia di Renato Zero a morsi. Insomma, sangue, sporco e ferite ovunque. Senza contare il numero elevatissimo di lampi di luce verde e rossa. Più uno di quei videogiochi tipo Doom, che fanno venire le convulsioni ai ragazzini, che un film per bimbi.

Insomma. Vorrei mettere l’accento su questa cosa che io e Fidanzato l’abbiamo visto in inglese. E che crediamo di aver capito quasi tutto del film in oggetto, tant’è che a più riprese ci guardavamo annuendo e ci davamo gomitate d’intesa, anche se io per lo più sono andata a intuito, cercando di ricordare quel poco che avevo tenuto nella mente dagli episodi precedenti.
Insomma. Mi è piaciuto e ora vado a riassumerlo.

Il cattivone di turno si chiama Voldemort. E’ cattivo e infelice perchè, da quel che si capisce, ha fatto un’operazione di rinoplastica ma gli è andata male. L’operazione deve averla fatta qualcuno che aveva a che fare con Harry Potter, credo la mamma o il babbo, perchè Harry Potter è orfano proprio a causa di Voldemort.
Voldemort ha una schiera di gente che gli lecca i piedi e fa tutto quello che dice, ma il suo migliore amico è un serpente che si chiama Nagini e che sta sempre con lui perchè hanno il naso uguale. Gli altri sgherri sono tutti vittime randomiche degli accessi d’ira che sovente assalgono Voldemort, che li fa fuori a furia di maledizioni senza perdono.
Per motivi che non sto a spiegare, Harry Potter e i suoi amici, Hermione e Ron, devono cercare di distruggere alcuni oggetti di Voldemort. Si intrufolano, perciò, nella banca Gringott, gestita da una cooperativa sociale di folletti e Hermione, nota attivista dell’Animal Liberation Front, ne approfitta per liberare un drago da guardia che li aiuterà a fuggire da quel circo di freaks una volta rubato l’oggetto dei loro desideri.
Tutti sporchi e graffiati, quindi, si dirigono verso il loro ex liceo, Hogwarts, che è ormai diventato un posto buio e triste, sorvegliato dai dissennatori che non fanno altro che aggirarsi sopra i tetti del liceo, raccontandosi barzellette che non fanno ridere e contribuiscono a raffreddare l’ambiente.
Arrivati quindi ad Hogwarts scoprono che il preside è diventato il professor Piton, braccio destro di Voldemort, che se lo tiene buono perchè desidera rubargli il naso. Egli scappa e va ad avvisare il suo triste padrone.
Nel frattempo, ad Hogwarts scoppia un casino: le creature più brutte, brute e stupide si raccolgono là, un po’ come succede in Parlamento quando c’è da approvare a suon di maggioranza il maxi-emendamento di turno proposto dal Governo.
Harry Potter non ne combina una giusta: aiuta i nemici perchè in fondo in fondo è buono, mentre questi stanno facendo strage dei suoi compagni di classe e anche qualche professore e qualche superstite dell’Ordine della Fenice.
Tra una maledizione e uno stupeficium scopriamo con grande disgusto che Piton, alla fin fine, era la Gabriella “Iscariota” Carlucci della situazione e che, anche se sei cattivo, non ti puoi proprio fidare di nessuno, nè in questo mondo, nè in quello dei maghi.
In finale. Voldemort giunge al castello e si batte in uno scontro all’ultimo lampo con Harry, cercando di rubargli il naso in volo, senza riuscirci se non per un millesimo di secondo. In questo episodio, il grosso del lavoro lo fa uno che è stato sfigato per tutta la serie e questa cosa mi ha lasciata molto molto soddisfatta.
Il resto non lo racconto per spoilerare solo all’80% e non al 100%, ma chi ha letto i libri sa che la storia finisce con uno sguardo a 19 anni dopo, con i superstiti imbolsiti, accoppiati e pure copiosamente riprodottisi, che accompagnano la prole al famoso binario 9 e 3/4.

Dai, sì. Ci è piaciuto: parola di erbivori.

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