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Carciofi in salamoia.

Katy li ha fatti sottolio e le ho confessato che anche io, in seguito ad un raptus di Fidanzato, tornato a casa con una cassetta di carciofi senza gambo, li ho fatti sottolio. Buoni, ma il sapore dell’aceto copre un po’ troppo quello dei carciofi.
Così mi sono ricordata di questi buonissimi carciofi in salamoia, un esperimento risalente ai tempi in cui questi ortaggi erano ancora delle primizie.

L’ispirazione viene dalle conserve di Camilla, che parla di rimboccare e non di rabboccare. Ma si può dire ‘rimboccare’ per intendere ‘riempire sino all’orlo’? Io conosco l’atto di rimboccare le coperte, ma quello di rimboccare un recipiente no. Soprattutto se di vetro. Non vedo come si possa fare, se non dentro ad un altoforno e là, dico, non ci sarebbe neppure bisogno di sterilizzazioni di sorta.

Bene Katy, ecco la ricetta dei carciofi in salamoia. Facciamo una jamming session e li proviamo in salamoia con olio? Come si potrebbe mai realizzare una simile cosa?

Chiaramente, anche se la stagione dei carciofi sta per finire, in giardino l’unica enorme pianta di carciofi si sta preparando per tirarne fuori tre, tutti insieme. Si può?

Rabbocchiamoci le maniche, orsù.

Ingredienti.

1 kg di carciofi spinosi
2 limoni
1 l di acqua
10 g di sale grosso
qualche foglia di alloro
pepe rosa

Procedimento.

In una pentola mettere a bollire l’acqua e il sale per 10 minuti, spegnere il fornello e lasciar raffreddare.
Nel frattempo preparare una ciotola in che riempiremo a metà con acqua e il succo di un limone (acqua acidulata), tagliare l’altro limone a metà,pulire i carciofi eliminando le parti più dure, sino ad ottenere il cuore più tenero, tagliarli a metà ed eliminare la peluria centrale.
Sfregare sulla metà del limone i cuori di carciofo ottenuti, per evitare che anneriscano ossidandosi, ed immergerli nell’acqua acidulata. Se, continuando a mondare i carciofi, questi superano il livello dell’acqua acidulata, bagnare leggermente un pezzo di carta assorbente, sfregarci sopra metà limone e adagiarla sui carciofi mondati.

Prendere i barattoli a chiusura ermetica, già sterilizzati. Mettere sul fondo le foglie di alloro e un cucchiano di pepe rosa in grani. Disporre i carciofi all’interno senza schiacciarli, sino a riempire il barattolo. Versare la salamoia in modo che li copra totalmente.
Aspettare un po’ per vedere se c’è bisogno di rabboccare con altra salamoia, poi chiudere il barattolo, avvolgerlo in un telo da cucina e farlo bollire per 30 minuti. Spegnere il fornello, lasciar raffreddare, estrarre il barattolo/i barattoli dalla pentola e asciugarli. Dopo due mesi di salamoia sono pronti per essere gustati. Così dice Camilla. Noi li abbiamo trovati buonissimi anche solo dopo un mese.

Il carciofo c’è davvero, ed ecco le prove.

Il mirtillo.

Il melo.

Il limone.

Buona Pasqua/Feste a tutte e tutti voi.

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Estratti preziosi.

Volevo esprimere tutta la mia disapprovazione di queste ultime ore verso Blogger. Ma insomma. E’ possibile che non riusciamo a mettere una pezza sull’annoso problema del captcha combinato a OpenId!? Dai!!!! La maggior parte dei blog che leggo e commento sta su Blogger, se non riesco a lasciare un commentino mi sento male. Ancora peggio. Se scrivo un romanzo e poi non riesco a pubblicarlo, sento che la mia vena commentatrice è stata umiliata e bistrattata, sigh.

Poi mi tocca distogliere l’attenzione dal pc per non prendere a pugni la tastiera e se alzo gli occhi vedo Fidanzato che gioca a GTA facendo le cose più strane, tipo sparare con un kalashnikov dall’ultimo piano di un grattacielo verso il nulla, dopo essere arrivato là con un elicottero. Ehi, aspetta, un elicottero!? Ma questo è un trucco!! Ah, Fidanzato, non cambierai mai, meglio rivolgere l’attenzione nuovamente verso il monitor del mio pc.

Ho finalmente trovato il cardamomo, inaspettatamente. Ed era da un po’ che avevo messo gli occhi su questo, aspettavo solo il momento giusto e questa sera ho cominciato a sperimentare. Va bene, l’estratto di Anice&Cannella non prevede i semini del cardamomo, ma potevo non provare ad inserirli? E che sarà mai, e santo cielo! I risultati si vedranno fra 3 mesi minimo, per il momento, seguendo le istruzioni, agiterò con violenza una volta al giorno e riporrò in luogo fresco e buio. Si può usare in tutte le preparazioni che prevedono l’utilizzo della vanillina o anche della vaniglia in polvere. Col passare dei mesi dovrebbe sparire anche l’odore dell’alcol.

Visto che c’ero ho provato la stessa ricetta per ottenere un estratto di arancia e limone. Il vicino ci ha regalato degli agrumi bio del suo frutteto proprio ieri, era il caso di approfittare di un po’ loro scorza. Il resto la essiccherò con l’essiccatore appena rubato ai suoceri e la polverizzerò per conservarla per i periodi di magra.

Riporto qua le dosi per l’estratto, ma vi consiglio di controllare anche la ricetta linkata perchè parla di tante cose interessanti che si dovrebbero sapere sui baccelli di vaniglia.

Servono

35 g di zucchero
35 g di acqua
60 ml di alcol buongusto 95°
6 baccelli di vaniglia
1 pentolino
1 bottiglietta o un vasetto di vetro a chiusura ermetica
4 baccelli di cardamomo
Si scioglie lo zucchero nell’acqua e si porta ad ebollizione per 3 minuti a fiamma bassa. Si spegne, si mescola e si lascia raffreddare.
Aggiungere l’alcol allo sciroppo e mescolare ben bene. Aprire i baccelli di vaniglia con un coltello affilato, raschiare via i semini e metterli nel barattolino. Aggiungere anche i baccelli che rimangono, spezzettati in più parti. Aprire i baccelli di cardamomo, estrarre i semini e metterli nel barattolino. Coprire con la mistura di alcol e sciroppo, chiudere e agitare per bene. Riporre al buio e al fresco e agitare almeno una volta al giorno per i prossimi tre mesi. Anice&Cannella (d’accordo, Paoletta) consiglia di aggiungere anche eventuali pezzi di vaniglia che nei mesi userete durante le preparazioni.

Per quanto riguarda l’estratto di limone e arancia, il procedimento è uguale, ma ai semini vari ho sostituito la scorza di un’arancia e di un limone, sbucciati evitando di asportare la parte bianca che, credo, lo renderebbe un po’ amarognolo. Ho finalmente potuto riciclare quella bottiglietta dell’olio di cocco che ho conservato con tanta lungimiranza. Mi stupisco della mia previdenza, a volte.
Non mi resta che agitare e aspettare.

… E il vicino degli agrumi bio?

E’ stato ringraziato con un vassoietto di questi.

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Polpette di farro e lenticchie con doppia panatura aromatica.

Prima di spiegarvi questo titolo gastronomico con le immagini e le dosi, devo ringraziare pubblicamente Katy che, per brevità e semplicità, nomineremo da qui in poi come ‘Colei che riesce a trovare i libri su Amazon usando delle parole chiave che non ti sarebbero mai venute in mente’. Ha trovato quel libro di cui parlavo nel post precedente su Amazon, genio!

Eccolo, è lui:

ed io già lo posseggo. Sì, perchè è vero che la carta è un’altra cosa, ma gli ebook sono pratici, arrivano subito e senza prendere l’aereo, costano circa 5 euro in meno e… e insomma, non potevo più aspettare! Poi l’autore si chiama Potter, devo aggiungere altro?
Non credo.
Ho già cominciato a spulciarlo e ad applicare la metodologia descritta alle mie creazioni.
L’autore si raccomanda con noi esortandoci a misurare il peso esatto degli ingredienti che aggiungiamo nelle nostre ricette, in modo che se ci soddisfano possiamo replicarle o capire dove apportare delle varianti. Io l’ho già fatto con la ricetta di queste polpette, conto di prendere anche un bel quaderno spazioso dove poter annotare tutto come un bravo scienziato e da riempire di macchioline varie di ingredienti liquidi e polveri colorate non ben definite.

Ma le polpette?
Eh, le polpette vegetali, accidenti. Io le adoro fritte, mentre fatte al forno mi mettono tristezza perchè mi ricordano che non le ho fatte abbastanza compatte da non sfaldarsi dentro l’olio bollente, creando un pastone unto e indefinito.
Oggi mi ci ero impegnata tanto, ho calcolato tutto come una maniaca, ho tastato la consistenza e al momento di friggerle… SPATAPAM … si sono polverizzate. Colpa del karma.
Stavo per metterle in forno tutta sconsolata quando Fidanzato mi dà uno schiaffo morale (niente telefono Rosa) e mi dice semplicemente “In qualche modo dobbiamo fare!”
Tiriamo fuori il pangrattato rimasto e lo uniamo ad un po’ di farina di ceci in una scodella. Riprendiamo le polpette ad una ad una e le reimpastiamo sino a quando non sembrano della giusta consistenza. Mettiamo dell’olio in una padellina, lo scaldiamo a puntino, ci buttiamo una polpetta … e finisce la bombola! No, non è andata così, il karma mi ha dato un’altra chance e la polpetta non si è sfaldata. Tripudio e Gaudio. Niente forno per oggi: I love you, Fidanzato!

Sì, ma la ricetta!? Già. Vi sono avanzate quelle buonissime lenticchie di casa Righetti suggerite da Sara? E quel farro condito con un soffrittino leggero di cipolle e carote del piatto composto che Fidanzato ha preparato ieri sera? Ce n’è?

Allora possiamo partire.

Ingredienti.

225 gr di farro già cotto e condito con un soffritto di cipolla e carote
464 gr di lenticchie di casa Righetti frullate
50 gr di soia disidratata in fiocchi
400 ml di acqua bollente in cui potete sciogliere 1 cucchiaino colmo di miso di riso o di dado vegetale fatto in casa
10 gr di scorza di limone BIO
1 macinata di semi di coriandolo
1 cucchiaino di maggiorana secca
1 cucchiaino di semi di zucca tostati e sgusciati
1 cucchiaino colmo di semi di sesamo
160 gr di fette biscottate macinate o pangrattato
50 gr di cipolla bianca tritata finemente
1 cucchiaio di prezzemolo tritato finemente
farina di ceci qb per asciugare e compattare l’impasto

Procedimento.

Far reidratare la soia in fiocchi dentro il brodo bollente per 10 minuti (a fuoco spento).
Nel frattempo macinare il trito per la prima panatura: mettere in un mixer la metà delle fette biscottate (80 gr) , la maggiorana, il coriandolo e le scorzette di limone. Frullare e mettere in una ciotola.
Frullare ora le rimanenti fette insieme al sesamo e ai semini di zucca e mettere in un’altra ciotola.

A questo punto strizzare la soia e unirla, in una ciotola capiente, alle lenticchie, al farro, al prezzemolo e alla cipolla.

La metà dei due triti per l’impanatura vanno dentro l’impasto, per asciugarlo. Aggiungete anche un po’ di farina di ceci. Occhio che, mentre la farina di ceci, essendo finissima, viene assorbita subito e vi da l’idea di come risulterà l’impasto, le fette biscottate, avendo la grana un po’ più grossa, vengono assorbite un po’ dopo, perciò è meglio aspettare che l’impasto assorba bene le fette, prima di procedere con l’aggiunta di farina. Uno o due minuti dovrebbero andar bene.

A questo punto formare le polpette. Prelevare dell’impasto, appallottolarlo pressando bene e formare una piccola sfera. Passarla prima nelle fette tritate con la scorza di limone e poi in quelle tritate coi semi. Eccola, la doppia impanatura. La prima è aromatica, la seconda è “croccosa”.

Eccoli i miei piccoli ometti, tutti schierati e pronti a sfidare l’olio bollente ad un mio cenno. In realtà, le ingrate si sono dovute fra pregare e hanno avuto bisogno delle minacce prima di tuffarsi, ma credo che sia dovuto al fatto che non avevo abbastanza tempo per dotarle di piccole gambette. Suvvia, sono solo delle sfere!

Friggere in olio bollente (l’olio è pronto quando, infilando uno stecchino – meglio uno steccone – attorno al legnetto si formano tante piccole bollicine che si slanciano verso la superficie) e servire calde.

Noi le abbiamo gustate con delle carote e una salsa semplice fatta con yogurt di soia, un pizzico di sale e olio EVO.

Sono molto stuzzicanti: croccanti fuori e morbide dentro, con un gradevolissimo retrogusto di limone.

Enjoy!

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